Agosto 2022 - Federico Massimo Ceschin
Lento, sostenibile, naturale
In quasi tutti i paesi europei, il turismo fluviale è apparso parallelamente al rafforzamento delle politiche di riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua e all’ampliamento della rete navigabile a scopi commerciali, verso la fine del Novecento, divenendo un’offerta consolidata nel panorama europeo di svago e intrattenimento, in grado di attrarre visitatori da ogni parte del mondo e – soprattutto – potendo contare su un elevato livello di partecipazione delle comunità locali.
Muoversi e soggiornare lungo i fiumi rappresenta da tempo, dunque, un’opportunità di valorizzazione del territorio in chiave sostenibile, integrando vantaggi economici a benefici di natura ambientale e sociale: alla già preziosa rigenerazione degli elementi naturali, segue la valorizzazione della culture e delle tipicità, con ritmi lenti e un rinnovato senso di scoperta dei luoghi e di connessione con le identità locali.
Fiumi d’Italia, unitevi!
Quanti luoghi possono vantare come l’Italia un intreccio così vasto, profondo e fecondo tra i corsi d’acqua e la storia, la cultura e lo sviluppo delle terre che attraversano? Eppure le nostre acque fluviali non hanno raggiunto un ampio riconoscimento, né per l’importanza di un patrimonio idrologico unico al mondo, né come riserve di biodiversità, né per tutela della preziosa “risorsa acqua”, né per valorizzazione delle vie navigabili attraverso la filiera allargata dei settori turistici e agroalimentari.
I corsi d’acqua in Italia sono 7.494, di cui 1.242 sono classificati come fiumi. Ben 11 superano i 200 km, mentre 58 vanno oltre i 100 km e 135 sfociano nel vasto Mediterraneo che ci circonda. I loro bacini idrografici coprono l’83% dell’intera superficie nazionale.
Ecco i fiumi più rilevanti per lunghezza (in km): Po (652), Adige (410), Tevere (405), Adda (313), Oglio (280), Tanaro (276), Ticino (248), Arno (241), Piave (220), Reno (210), Sarca-Mincio (203), Volturno (174), Brenta (172), Secchia (172), Ofanto (170), Tagliamento (170), Ombrone (161), Chiese (160), Dora Baltea (160) e Liri-Garigliano (158).
L'epoca d’oro
Senza tornare all’importanza dei fiumi per le civiltà antiche, alla storia di Roma o di Venezia, solo per citare i casi più eclatanti, l’epoca d’oro dell’idraulica italiana attraversò la prima metà del XIX secolo lasciando in eredità vie d’acqua e infrastrutture di incredibile innovazione e capacità tecnica, canali navigabili e opere di regolazione, con un deciso impegno nella difesa del suolo e nella bonifica dei territori incolti.
È del 1820 il primo regolare servizio di navigazione, con il leggendario piroscafo “Eridano” lungo la tratta Pavia-Venezia, imitato successivamente dal piroscafo “Maria Luigia” nel tratto Piacenza-Venezia e dal piroscafo “Verona”, primo ed ultimo battello a vapore che percorrerà i Navigli milanesi.
Con la modernità e l’affermarsi delle ferrovie – che si imposero per praticità, velocità e sicurezza – il ruolo delle idrovie e dei mezzi natanti in Italia subì un rapidissimo declino, a differenza di altri Paesi che, accanto a grandi porti commerciali, generarono connessioni tra mare ed entroterra attraverso una fitta rete di fiumi e canali navigabili.
Le attività «blu» e «verdi» del turismo fluviale
Le attività di turismo fluviale nelle acque interne riguardano fiumi, canali, laghi e lagune, tra componente “blu” (pratiche nautiche e acquatiche) e componente “verde e grigia” lungo argini e sponde: crociere di più giorni su grandi navi fluviali; crociere di più giorni a bordo di imbarcazioni di medie dimensioni; escursioni brevi che spaziano da meno di un'ora ad una giornata al massimo; locazione di houseboat; navigazione da diporto privata; attività nautiche di prossimità (canottaggio, canoa, kayak, sup e altri sport nautici); noleggio di piccole imbarcazioni o moto d'acqua; escursioni a piedi, in bici, a cavallo lungo argini e sponde; visita di opere idrauliche e musei fluviali.
Si tratta dunque di una filiera articolata, composta da numerose attività distinte che ne costituiscono gli elementi «core», attorno ai quali si coagulano altre componenti indispensabili per l’allestimento e la promozione del prodotto turistico fluviale. L'offerta turistica delle destinazioni dipende in parte dagli assetti naturali del corsi d'acqua e dalla loro struttura, che consentono e agevolano determinati tipi di attività, ed in larga parte discende dai diversi approcci e modelli gestionali adottati nel corso degli anni dai territori in risposta al differenti mercati, target e flussi di domanda turistica.
La filiera dell’accoglienza
Altre componenti indispensabili per lo sviluppo del turismo fluviale sono i servizi di ospitalità offerti dalle strutture ricettive e ristorative, i servizi di accessibilità che garantiscono la navigabilità e l'accesso a terra e ai punti di attrattività, i servizi di accoglienza offerti dalle strutture fluviali e dalle località rivierasche, i servizi integrativi destinati a favorire le interdipendenze tra i vari prodotti ed i servizi.
Le aspettative della vacanza fluviale sono il contatto con la natura e il relax lontano dalle mete in cui si concentrano i principali flussi turistici, la visita di luoghi e paesaggi da una prospettiva diversa, l’abbinamento della navigazione ad altre attività a terra, l’interazione con le culture locali, la possibilità di noleggiare attrezzature sportive o biciclette per gli spostamenti durante il viaggio e un adeguato livello di intermodalità (salire in treno con la bici, con la canoa, con l’attrezzatura, ecc.).
Risulta quindi indispensabile che si strutturi una organizzazione di destinazione che gestisca le relazioni e la concertazione tra i numerosi soggetti coinvolti/coinvolgibili che – a scale diverse e con funzioni diverse – agiscono sul territorio, dallo Stato agli enti territoriali, dagli operatori turistici alla popolazione residente.
Modelli di sviluppo sostenibile
Il turismo fluviale connette e integra le vie d'acqua con il loro perimetro terrestre, con i territori rivieraschi e limitrofi nell'entroterra, creando sinergiein grado di innescare buone pratiche e modelli di sviluppo sostenibile nell’intero territorio interessato dal bacino idrografico. Per questo motivo SIMTUR ha creato il Forum nazionale del turismo fluviale, all’interno del quale si è sviluppato il programma “Rotte blu come vie verdi”, con l’ambizioso obiettivo di generare una rete che consenta una maggiore fruizione turistica ed escursionistica delle acque interne, contribuendo a salvaguardare la biodiversità dei diversi ecosistemi con attività educative e informative.
Con la Mappa delle Meraviglie di SharryLand, che consente di identificare i contenuti di prodotto più rilevanti nelle scelte di acquisto dei viaggiatori attraverso la partecipazione diretta delle comunità locali, il turismo fluviale può procedere nella sua narrazione e nell’integrazione con escursioni e attività terrestri come le passeggiate, la visita dei parchi e delle oasi, integrando le aree urbane con le dimensioni rurali.
Studi hanno nel frattempo definito i tratti caratteristici del turista fluviale: in prevalenza è individuale (single, coppie adulte, famiglie con bambini) e si muove in piccoli gruppi di amici. L’età media è di 45 anni. La destinazione preferita è interna, ovvero nello stesso paese di provenienza, o nei paesi confinanti, comunque vissuti e percepiti come conosciuti e vicini. La durata media del viaggio è di una settimana. I periodi più richiesti sono i mesi estivi. I modelli di ricettività sono le imbarcazioni e gli hotel, preferibilmente in grado di offrire servizi complementari adeguati, come il noleggio di bici, canoa, etc.
Per informazioni: contatti